"I templi di Pompei, se non giunsero ad avere il prezioso fasto dei marmorei colonnati dei templi dell'età imperiale, ci fanno assistere peraltro alla vita religiosa della città dalle oscure origini fino al suo tragico seppellimento:
il Tempio dorico del Foro triangolare con le venerande reliquie dei suoi capitelli dall'ancora severa sagoma arcaica dei templi della Magna Grecia e della Sicilia; il tempio di Apollo ella prima età sannitica; il tempio di Giove collegato all'ultimo piano regolatore del Foro e riconsacrato tempio e capitolium della città dai coloni romani; il tempio di Venere da riferire verosimilmente anch'esso alla colonia siciliana; il mirabile sacrario di Iside così prezioso per la documentazione dell'introduzione del culto delle divinità egizie in Campania; il minuscolo sacello di Zeus Meilichios culto d'importazione greco-siceliota; e infine, i templi del culto imperiale della Fortuna Augusta e di Vespasiano."
"[...] i venerandi avanzi d'un Tempio dorico arcaico, la cui costruzione, in base ai pochi elementi architettonici superstiti (tre capitelli ed echino fortemente schiacciato) ed alle terrecotte architettoniche rinvenute in vecchi e recentissimi scavi, può farsi risalire alla metà del VI secolo a.C., al periodo cioè in cui Pompei, pur non essendo città di fondazione greca, era indubbiamente sottoposta alla egemonia marittima di Cumae e di Neapolis. La divinità a cui originariamente era dedicato il tempio, era sicuramente Ercole, al cui mito si collegava la leggenda dell'origine della città; successivamente ad Ercole si associò il culto di Athena."
"Tempio di Apollo con la sua area chiusa e circondata da un portico di 48 colonne, e la cella innalzata su alto podio circondata da un colonnato corinzio, a 6 colonne sul fronte: innanzi alla gradinata del tempio è l'ara in travertino (con iscrizione d'età ancora repubblicana), e da un lato è un orologio solare sostenuto da una colonna di marmo frigio, ivi collocato a spese dei duumviri L. Sepuniuis e M. Erennius.
Il Tempio, innalzato in età sannitica su di un area consacrata fin dal VI secolo al culto d'Apollo, subì profonde modificazioni nell'età neroniana [...]. La statua di Apollo contro la terza colonna del portico orientale e il busto di Diana, di rimpetto, ambedue saettanti, sono copie degli originali che qui si rinvennero e che sono esposti al Museo Nazionale di Napoli."
"Il Tempio di Giove di tipo italico [...] diventò, con l'avvento della colonia siciliana, il tempio sacro alla triade capitolina di Giove, Giunone e Minerva: vi si rinvenne infatti una testa colossale di Giove (Museo di Napoli). [...]
Al Tempio di Giove si contrapponevano, dal lato di sud, tre profonde sale destinate agli uffici municipali, e cioè alla sede dei Duumviri, degli Aediles e dell'Ordo Decurionum [...]"
"Tempio di Venere (sacro al culto della Venere Pompeiana, dea protettrice della città), del quale non restano purtroppo che miseri avanzi del tempio primitivo ed i materiali apprestati e non ancor finiti di lavorare dell'ultimo rifacimento che non potè essere compiuto."
"Il Tempio d'Iside, d'età preromana, ma quasi interamente ricostruito dopo il terremoto dell'a. 62 a spese di N. Popidius Celsinus, al quale, secondo quel che attesta l'iscrizione rinvenuta sull'architrave della porta d'ingresso, fu concessa, nonostante la minore età di sei anni, l'adlectio nell'ordo decurionum, è il meglio conservato dei templi della città ed uno dei più conservati Isèi del mondo greco-romano. Strutture, decorazione e suppellettili sacre, si rinvennero al momento della scoperta in perfetto stato di conservazione: ma, smembrati e ritagliati gli intonaci, rimossi gli oggetti di culto, pitture e sculture trovansi ora esposte in una delle sale del Museo di Napoli. Il santuario, chiuso da alte mura, si compone dell'edicola ad alto podio con prona e stretta cella rettangolare, dove erano esposti i simulacri, i simboli ed i sacri strumenti del culto isiaca [...]"
"Più modesto era il Tempietto di Giove Meilichios, all'angolo della via d'Iside con la Via di Stabia, che per l'epiteto stesso della divinità (Zeus Meilichios) ci richiama ad un culto d'importazione greca (quasi certamente di Sicilia), di origine preromana. Dinanzi al tempio, è una grande e bella ara in tufo ed in tufo sono anche i resti di due capitelli che coronavano gli stipiti della porta. nell'età romana e dopo il terremoto del 62, il tempietto dovè sostituire provvisoriamente il massimo tempio del Foro ed ospitare il culto della triade capitolina; ciò almeno si desume dal fatto che qui si rinvennero due grandi statue fittili di Giove e di Giunone, insieme con un busto di Minerva (ora nel Museo di Napoli)."
"Tempio della Fortuna Augusta sacro al culto imperiale, costruito a proprie spese e sul proprio suolo, nell'anno 3 a.C. da duumviroMarco Tullio che ebbe pubblico sepolcro fuori della Porta di Stabia. Nell'interno della cella, che doveva essere tutta rivestita di marmi, è un'edicola (ora ricostruita) sulla parete di fondo e con la iscrizione dedicatoria, e quattro nicchie nelle pareti laterali destinate a contenere statue onorarie, una delle quali era dedicata ad Augusto venerato con il nome di parens patriae."
"[...] il Tempio di Vespasiano sacro al culto imperiale. La bella ara al centro rappresenta una scena di sacrifizio (sacerdote sacrificante, un victimarius, littori, un suonatore di soppio flauto e giovanetti ministri della cerimonia); nell'edicola in fondo era collocata la statua del culto."